E’ facile immaginare che il soggiorno a Roma di Muammar Gheddafi finirà per rafforzare ancor più i rapporti economici tra Italia e Libia. Grazie alla stretta amicizia tra il premier Berlusconi e il colonnello libico gli investimenti italiani nel paese africano non potranno che beneficiarne in misura notevole.
Ma le dichiarazioni che Gheddafi ha rilasciato nel corso della sua visita romana hanno provocato serio imbarazzo nell’opinione pubblica italiana e non sembrano agevolare i rapporti diplomatici. Ieri il raìs, intervenendo all’Accademia libica circondato da una folla di ragazze italiane appositamente reclutate dall’agenzia Hostessweb, non solo ha invitato le avvenenti fanciulle a convertirsi all’Islam, ma ha sostenuto che la religione di Maometto dovrebbe “diventare la religione di tutta l’Europa”. In un continente la cui civiltà è radicata fortemente nel cristianesimo, in un paese come l’Italia giardino del cattolicesimo romano, in una Roma antica capitale del potere pubblico pontificio e tuttora sede dello Stato Vaticano, tali dichiarazioni rivelano il tentativo maldestro di irridere la civiltà europea e ancor più la religione cattolica su cui si fonda in larga parte l’identità italiana. Le dichiarazioni rilasciate oggi dal colonnello libico non contribuiscono a gettare acqua sul fuoco. Esse sembrano mostrare addirittura un certo atteggiamento sprezzante nei confronti dell’Occidente. Gheddafi ha chiesto all’Unione europea cinque miliardi di euro in cambio della sua opera di contrasto all’immigrazione clandestina. In caso contrario, ha detto senza mezzi termini il raìs “l’Europa potrebbe diventare Africa, potrebbe diventare nera”.
Qualunque uomo di Stato in visita in un paese straniero si guarderebbe dal rilasciare simili dichiarazioni. Il guaio è che il soggiorno italiano di Gheddafi, lungi dal presentare i caratteri di un viaggio diplomatico, assomiglia terribilmente alla gita spensierata di un turista spaccone in un paese dove tutto gli è concesso. Berlusconi ha grandi responsabilità nell’aver consentito che i rapporti tra Italia e Libia venissero portati fino a questo punto. La tutela dei nostri interessi economici è certamente importante, ma non può venire anteposta al dovere di rappresentare uno Stato europeo come l’Italia.