Per contrastare la speculazione finanziaria che minaccia di far saltare la moneta unica, la Francia di Sarkozy propone una Tobin Tax europea sulle transazioni finanziarie. Berlino dissente nel merito ma non si oppone. L’Italia, come al solito, è la cortigiana un po’ malmessa che va a letto con Francia e Germania pur di tirare a campare.
La Gran Bretagna è un paese anfibio, con un piede in terra europea e un altro nell’oceano della globalizzazione. Chiusa nel suo orgoglio insulare, mossa da una politica spesso sensibile alle logiche dei pirati, ha sempre fatto di testa sua; non ha esitato nel corso dei secoli a trasformarsi nel Leviatano marino, sicuro e imprevedibile, pronto a tendere micidiali insidie ai Behemoth terrestri, alimentati da un dispotismo burocratico il cui governo sulla terra era pianificato con la razionale ed efficiente opera degli Stati-macchina assoluti. A voler uscire da metafore e similitudini, Londra è riuscita (quasi sempre) a rompere le uova nel paniere dei governanti continentali, dall’Europa di Napoleone a quella di Hitler.
Ora la Gran Bretagna si oppone alla Tobin tax europea, quasi proclamandosi unico guardiano della libertà di commercio sul continente. Chissà che anche oggi, come allora, essa non abbia anche una buona ragione, al di là dei suoi interessi particolari.