Oggi al turista che visita Milano non è difficile procurarsi una guida in cui trovare i dati più importanti sulla città, i locali più alla moda, le chiese e i monumenti da visitare. Qual era però la situazione nei secoli passati? Esistevano guide di Milano nell’ancien régime? Se esistevano, com’erano formate?
La risposta è affermativa. Esistevano certamente libri che potremmo ricondurre al genere delle guide. Si tratta sostanzialmente di tre tipologie: le guide descrittive, le guide nominative e le guide numeriche.
Le guide descrittive presentavano un’esposizione, abbastanza dettagliata, del patrimonio storico artistico e storico culturale conservato nelle chiese e nei palazzi della città. Non sappiamo quando comparve la prima guida. Gli studiosi hanno però dimostrato che nel corso del XVII secolo uscì un certo numero di guide descrittive riguardanti la città ambrosiana. Ad esempio, il Santuario della città e diocesi di Milano del gesuato Paolo Morigia venne pubblicato nel 1603: il proposito dell’autore era di mostrare ai milanesi le sacre reliquie esistenti nelle chiese cittadine; in realtà, egli non mancava di fornire ai suoi lettori alcune informazioni relative ai monumenti e ai templi trattati.
Altra guida importante della Milano seicentesca, la cui impronta religiosa fu segnata in modo indelebile dal modello tridentino realizzato dall’arcivescovo San Carlo, è la Relatione della Città e Stato di Milano del 1666 scritta dallo storico Galeazzo Gualdo Priorato. Questa guida è rimarchevole perché l’autore forniva informazioni sui palazzi sede delle supreme magistrature del ducato, compilando un elenco dettagliato delle persone titolari dei vari uffici. La descrizione degli edifici sacri è qui basata sulla tradizionale divisione della città nei sei quartieri storici identificati dal nome delle Porte (Romana, Ticinese, Vercellina, Comasina, Nuova, Orientale).
Una descrizione della Milano napoleonica è contenuta nella guida Il forastiere in Milano di Bartolomeo Borroni scritta nel 1808.
Per i primi anni della Restaurazione si ricordano la guida di Luigi Bossi (1818) e quella di Francesco Pirovano (1822). La guida di Bossi fu oggetto di vivaci critiche su cui non mi soffermo in questa sede per ragioni di spazio. Largo successo ebbe invece la guida del Pirovano, della quale vennero curate diverse riedizioni (1824, 1829, 1831). Si ricordano anche le guide di Pietro Ancina (1825) e dell’abate Giuseppe Caselli (1827).
Negli anni Trenta dell’Ottocento il numero delle guide crebbe considerevolmente per il notevole afflusso di turisti. Vennero stampate guide anonime oppure recanti i nomi di poligrafi del calibro di G.B. Carta, Ignazio Cantù, Massimo Fabi e Felice Venosta. In alcuni esemplari compare addirittura il nome dell’editore: Giuseppe Rejna (1838; 1841), Luigi Zucoli (1841), G.B. Zambelli (1865) e Pietro Giovanni Sacchi, proprietario assieme ad altre persone, della casa Artaria (1871, 1881). Tra le guide anonime, ricordo la Guida di Milano in otto passeggiate, recentemente ripubblicata da Il Polifilo in una bella edizione del 2005.
Passando alle guide nominative, la prima fonte da cui partire è il Calendario secolare milanese, pubblicato dal 1730 al 1742: vi sono contenuti gli elenchi dei funzionari e degli impiegati appartenenti alle magistrature giuridico amministrative del ducato di Milano. Il Calendario contiene anche dati riguardanti la composizione del Vicariato di Provvisione, uno dei più antichi uffici del Comune di Milano, corrispondente all’incirca alla nostra giunta comunale.
A partire dal 1782 furono pubblicate le prime guide nominative ove vennero inseriti non solo i nomi degli ufficiali e funzionari dello Stato, ma anche l’indirizzo della loro abitazione. Negli anni Novanta del Settecento comparvero anche guide che indicavano i recapiti di persone che non lavoravano nell’amministrazione statale, ma esercitavano la professione di commercianti, artigiani, avvocati e così via.
Risale a questi anni una guida nominativa recante informazioni su alberghi e osterie: Il Servidore di piazza, (prima edizione 1782) divenuto poi Calendario ad uso del Foro su iniziativa del tipografo Geatano Motta. Il Servidore di piazza venne pubblicato dalla stamperia Motta dal 1782 al 1785. Un litigio sorto tra il compilatore Giuseppe Astolfi e la stamperia, provocò la sospensione delle pubblicazioni nei due anni 1786 e 1787. Nel 1788 il Servidore venne ripubblicato a spese dell’Astolfi dai tipi di Francesco Pulini. Tra il 1789 e il 1790 il Servidore uscì col titolo Calendario ad uso del Foro. Nel 1791, sempre a spese dell’Astolfi, il Servidore di piazza ad uso di commercio per la città di Milano venne ripubblicato dalla tipografia di Luigi Veladini: edizione significativa perché per la prima volta compariva un quadro della città assai ampio e dettagliato con l’indicazione delle attività commerciali, artistiche, artigianali, delle strutture alberghiere, dei caffé, delle osterie. Nel 1794 il tipografo Motta continuò a pubblicare Il Calendario ad uso del foro, uscito anche negli anni 1795 e 1796.
Nel periodo napoleonico le guide nominative furono poche e di scarsa qualità. L’interprete cisalpino venne stampato all’incirca nel 1800. Nel breve intermezzo della Repubblica Italiana, più precisamente nel 1804, uscì il Fiacre e il Supplemente al Fiacre, repertorio molto breve che contiene però gli indirizzi dei funzionari e impiegati dello Stato. Nel 1805, data di fondazione del Regno italico, uscì la Guida di Milano ad uso di servitore di piazza e il Supplemento alla prima parte della Guida di Milano ad uso di servitore di piazza: si tratta di due opuscoli di poche pagine, i cui contenuti non sono molto dissimili dai Fiacre del periodo cisalpino. Venne poi pubblicato nel 1808 L’Interprete milanese: le annate 1811 e 1812 sono particolarmente ricche di informazioni.
Vero e proprio repertorio d’informazioni preziose sulle città e i dipartimenti del regno d’Italia napoleonico e su Milano capitale è la serie degli Almanacchi reali, pubblicati regolarmente dal governo dal 1808 al 1814. L’Almanacco reale contiene l’elenco degli impiegati nell’amministrazione del regno italico con l’indirizzo di abitazione. Mancano tuttavia le attività private, fatta eccezione per alcune professioni. Gli Almanacchi, pubblicati anche nel regno Lombardo Veneto asburgico, sono una fonte imprescindibile per gli studiosi di storia delle istituzioni e della società moderna.
Passando infine alle guide numeriche, esse sono successive al 1787, anno in cui Giuseppe II introdusse a Milano la denominazione delle contrade e assegnò una precisa numerazione agli stabili secondo un curioso metodo che partendo dal centro continuava poi in progressione circolare verso i bastioni. La prima guida venne pubblicata nel 1788 a cura di Giacomo Cavaleri: Guida sicura che conduce col numero progressivo a tutte le contrade.
molto interessante