La notizia è rimbalzata sui siti d’informazione come una pallina impazzita. Apple ha acquistato i sotterranei del cinema Apollo in piazza Liberty. Aprirà un grande Store sul modello di quello newyorkese e lo farà a due passi dal Duomo. Gli ingressi saranno due. Uno dalla piazza, ove i visitatori entreranno in un parallelepipedo di cristallo al cui interno ampie scalinate porteranno agli spazi inferiori. L’altro accesso sarà da Galleria De Cristoforis. Il nome non tragga in inganno. Non si tratta affatto della memorabile galleria ottocentesca, demolita negli anni Trenta del secolo scorso. E’ un piccolo passaggio coperto che collega piazza Liberty con corso Vittorio Emanuele. Un passaggio che tutti gli amanti del cinema Apollo conoscono fin troppo bene.
Tra un anno sorgerà il grande Store della Apple; il cinema chiuderà nei prossimi mesi. Possiamo dire che un altro pezzettino di storia milanese se ne va. Il cinema aprì alla fine degli anni Cinquanta del Novecento, nei sotterranei della piazza. Disponeva di 1230 posti, il biglietto costava 800 lire. Bei tempi dell’altro mondo – direte voi – quando andare al cinema era consentito a (quasi) tutti.
Anche a me è capitato di fermarmi all’Apollo per vedere qualche film. Vi confesso però che non riesco a ricordare nulla di particolarmente attraente in quello spazio sotterraneo. Sarà perché l’ultima volta che ci andai – due o tre anni fa – vidi un mediocre film storico. Ricordo che era ambientato ai tempi della Repubblica Democratica Tedesca: il regista tentò, con scarso successo, di ispirarsi al capolavoro di Florian Henckel von Donnersmarck, Le Vite degli Altri (2007).
Ma torniamo alla zona di piazza Liberty. Alla notizia dell’acquisto di Apple ci sono stati alcuni milanesi che hanno espresso preoccupazione per la chiusura di uno spazio storico della città. Non condivido i lamenti di chi rimpiange i tempi andati. In fondo, nella storia di Milano il cinema ha contato poco. Bene ha fatto Apple ad acquistarne gli spazi.
Fino a pochi anni fa questa zona presentava due anime. Da una parte alcuni edifici storici assicuravano e assicurano tuttora un certo decoro pubblico. Palazzo Tarsis all’incrocio di via San Paolo con corso Vittorio Emanuele, costruito dall’architetto Luigi Clerichetti tra il 1836 e il 1838, costituisce una delle ultime manifestazioni del neoclassico milanese. Se passate per il corso all’altezza di via San Paolo, alzate la testa: vedrete dieci statue deliziose appoggiate all’attico del palazzo. L’altro immobile che da secoli ha rivestito un ruolo importante nel contrassegnare l’identità della via è palazzo Spinola al civico 10: costruito tra il 1580 e il 1597 dalla famiglia genovese degli Spinola, fu acquistato nel 1818 dalla Società del Giardino che vi ha tuttora sede. Questo antico sodalizio fu costituito alla fine del Settecento dalla borghesia milanese. Se vuoi saperne di più, clicca qui.
L’altra anima dell’isolato, che a mio giudizio non meritava particolare attenzione fino a poco tempo fa, è quella di piazza Liberty ove sorgerà il Mega Store della Apple. Vi si affacciano alcuni edifici risalenti agli anni Cinquanta del secolo scorso, le cui forme costituiscono un vago ricordo dello stile floreale. E’ il caso dello stabile al civico 8, attualmente sede del consolato austriaco, costruito dagli architetti Giovanni e Lorenzo Muzio tra il 1956 e il 1963. Al pianterreno, all’angolo con via San Paolo, vi si aprono le eleganti vetrine della Nespresso. Sull’altro lato si trovano alcuni negozi di abbigliamento sotto una serie di portici che continuano in corso Vittorio Emanuele.
La zona aveva per converso un aspetto radicalmente diverso ai primi anni del Novecento, quando gli architetti Angelo Cattaneo e Angelo Santamaria costruirono di fronte a palazzo Tarsis un edificio in stile Art Nouveau che ospitava un caffè, un teatro e un albergo denominati Trianon. Si trattava di un luogo particolarmente amato dai milanesi, che frequentavano assidui il teatro e il caffé. Tra i clienti più famosi ricordiamo Filippo Tommaso Marinetti e un giovane Benito Mussolini. I bombardamenti della seconda guerra mondiale non risparmiarono lo stabile. Nacque così piazza Liberty in ricordo di quel che era stato il Trianon. La nuova piazza non fu in grado tuttavia di richiamare l’attenzione del pubblico come un tempo aveva saputo fare il celebre caffè.
Negli ultimi tempi il Comune ha saputo risistemare la zona innalzando il decoro urbano: alcuni dehors in vetro conferiscono una certa veste di eleganza all’ambiente circostante. Nei prossimi mesi Apple costruirà la sua porta di cristallo conferendo a piazza Liberty una veste certamente più esclusiva ed attraente rispetto a quella odierna.
Commento qui che ho più spazio e possibilità di dire come la penso.
Sono una fan di Apple (e nemmeno una fan della prima ora), il cubo di NY lo amo immensamente, trovo che il progetto previsto per Milano sia un gran progetto e sono felice che Apple abbia deciso di aprire i battenti a Milano centro e con un progetto identico a quello newyorkese.
Detto questo, trovo profondamente sbagliato che siano sempre i luoghi di cultura a essere sacrificati e distrutti. Milano ha perso, negli ultimi 10 anni, la maggior parte dei suoi teatri e dei suoi cinema.
Tanto per dire, in centro è già scomparso l’Excelsior.
L’Apollo è un cinema con una programmazione davvero degna di nota. Basta vedere il suo cartellone. Può piacere o meno. E si può amare o meno il cinema. Rimane, però, che il cinema è una forma di espressione artistica, soprattutto un certo tipo di cinema. Apple è un centro commerciale. Per quanto evoluto.
Ora, la domanda è: è evidente che sia sempre il dio denaro a comandare ed evidente che un cinema non abbia la possibilità di competere con un colosso come Apple.
Ma perché non puntare su altro? A Milano ci sono interi spazi dismessi, luoghi abbandonati (e questo anche in pieno centro), luoghi da riqualificare. Perché non usare quegli spazi?
Che messaggio è quello che passa per cui chiunque arrivi che abbia più denaro di altri, distrugge frammenti di cultura cittadina?
Io non sono affatto contraria alla realizzazione di un Apple Store a Milano. Anzi. Ne sono felice.
Dico solo che tutto questo non deve essere sempre fatto a discapito di luoghi che per molti milanesi rappresentano “luoghi di cultura”.
Banalmente io all’Apollo mi ero vista tantissimi film della Biennale di Venezia, di Cannes e di Berlino. L’apollo, insieme all’Anteo, sono impegnati in prima linea per programmazioni d’eccellenza senza sfociare nel snobismo del cinema d’essai.
Il fatto che tu non abbia ricordo di film belli visti all’Apollo non lo trovo un giudizio molto sensato.
Perché non è sul gusto personale mio o tuo che si discute se sia giusto o meno distruggere istituzioni come l’apollo.
Come ti ripeto, per me la collezione del Poldi Pezzoli potrebbe tranquillamente sparire. La trovo brutta e antiquata e trovo che come concept museale sia rimasto legato all’Ottocento.
Detto questo non sarei felice se Apple avesse scelto proprio il Poldi Pezzoli per aprire il suo centro commerciale.
Perché riconosco il valore culturale del luogo. A prescindere dal mio giudizio personale
Cara Alessia, ti ringrazio per essere intervenuta arricchendo il dibattito. Comprendo che quelli come te, appassionati dell’Apollo e di altri cinema di nicchia, possano rimpiangere la chiusura di questo spazio culturale. Mi permetto però di non condividere la tua opinione. Qui non è in gioco l’esistenza di un cinema. E’ in gioco il decoro pubblico di un’area che il Comune sta riqualificando con notevoli sforzi.
Il dio denaro purtroppo comanda sempre in questo mondo (solo in Paradiso non comanda, ma questa è materia per credenti). In questo caso però c’entra nulla. I proprietari del cinema, la Immobiliare Cinematografica, avevano bisogno di vendere quegli spazi sotterranei. Apple aveva bisogno di un grande spazio in centro città. La domanda e l’offerta si sono incontrate e si è firmato il contratto di vendita. Tutto qui. Si tratta di una normale operazione d’investimento immobiliare. Un’operazione che, relativamente a piazza Liberty, avrà senz’altro una ricaduta positiva perché ne migliorerà il decoro aiutando quanto sta facendo l’amministrazione comunale.
Il Poldi Pezzoli si trova in un palazzo con secoli di storia. Non credo che l’Apollo arrivi contare i sessant’anni di attività e, diversamente dal Poldi Pezzoli, non mi sembra che sia una meta irrinunciabile ricordata nelle guide di Milano.