Il Cavaliere ha annunciato che alle prossime elezioni politiche non sarà il candidato premier per il Popolo della Libertà. E’ significativo che abbia manifestato tale decisione nel corso di un’intervista concessa a “La Repubblica”, il quotidiano che, or son quasi due anni, non esitò ad attaccare invitando gli industriali a boicottarne i finanziamenti. Cambiando radicalmente strategia, come d’altra parte è suo costume, il Cavaliere sceglie il giornale diretto da Ezio Mauro per dare al pubblico una notizia che i suoi “delfini” attendevano con trepidazione. L’obiettivo è facilmente intuibile: risollevare il centro-destra dal tracollo subito nelle ultime prove elettorali.
Vien da chiedersi se l’investitura di Angelino Alfano a segretario del partito sia sufficiente a raddrizzare la barca del centro-destra. Il ministro della giustizia è uomo brillante, capace, profondamente versato nel campo della giurisprudenza; senza dubbio la persona che ha dimostrato in questi anni di servire il padrone senza “se” e senza “ma”. Tali doti, che hanno consentito ad Alfano una scalata fulminea ai vertici del partito, rischiano tuttavia di essere osteggiate dall’elettorato; un elettorato, come dimostrano i risultati dei referendum, che anche nel centrodestra ha mostrato di rigettare le logiche oligarchiche di una politica abissalmente lontana dal paese. Insomma, un uomo come Alfano, che ha servito gli interessi di Berlusconi con tanta fedeltà e pervicacia, ben difficilmente potrà rappresentare la spinta al cambiamento che i cittadini si aspettano.
Ricorrendo a una metafora eminentemente politica, nel Pdl nessuno sembra essersi accorto che, uscito di scena Berlusconi, c’è ancora un cadavere da sotterrare: il berlusconismo.