Napoleone III: un piccolo grande imperatore dei francesi

Un mese fa, chi avesse consultato le biografie di Napoleone III pubblicate in Europa a partire dal giorno della sua morte avrebbe constatato con stupore l’assenza di uno studio condotto da un autore italiano. Il libro dello storico Eugenio Di Rienzo (Napoleone III, Roma, Salerno editrice, 2010, 715 pag.) colma finalmente questa lacuna e ci presenta la figura di un personaggio che, com’è fin troppo noto, giocò un ruolo determinante nel favorire e poi nell’ostacolare il compimento dell’Unità nazionale.

Sulla base di una imponente documentazione (memorialistica e testi dell’epoca, fonti tratte dagli archivi diplomatici francesi, russi, austriaci, prussiani, italiani) Di Rienzo racconta, in un testo di piacevole lettura, la vita di un uomo che, nel tentativo di restituire alla Francia il peso internazionale raggiunto da Napoleone I agli inizi  dell’Ottocento, seppe fondare un regime assai originale. Esso poggiava su un costituzionalismo di marca schiettamente anti-parlamentare basato sulla figura carismatica di Luigi Napoleone, chiamato a guidare la modernizzazione di un grande Stato europeo.

Forte di un consenso plebiscitario seguito al colpo di Stato del 2 dicembre 1851, il Secondo Impero di Napoleone III si resse per quasi vent’anni su un’amministrazione pubblica tesa alla promozione dello sviluppo industriale della nazione, ma anche sensibile ai bisogni delle classi più deboli. Come dimostra Di Rienzo, il Secondo Impero perseguì in politica interna una serie di provvedimenti che possono ben essere ricondotti alla formula, oggi così attuale, dell'”economia sociale di mercato”.

Furono per converso assai controversi e in larga parte deludenti per i francesi i risultati conseguiti da Napoleone III in politica estera. Se l’imperatore riuscì a rompere per sempre l’equilibrio europeo fondato sulla Santa Alleanza e sull’egemonia dell’Austria nello scacchiere diplomatico, egli non fu in grado di sostituire all’egemonia degli Asburgo un’egemonia francese altrettanto duratura. Il rafforzamento della Prussia e la formazione di uno Stato nazionale italiano esteso all’intera penisola furono eventi inattesi e certamente non voluti dell’ultimo inquilino delle Tuileries.

Nella penisola italiana Napoleone III non fu in grado di promuovere e realizzare un regime confederale che, nel tutelare il potere temporale e il magistero spirituale del Papa, desse all’Italia un assetto stabile, in grado di favorire le libertà dei popoli italiani nel rispetto delle loro secolari identità. Napoleone I non avrebbe mai permesso la formazione di uno Stato italiano esteso dalle Alpi alla Sicilia.

Nel Nord Europa l’imponente sviluppo economico e militare raggiunto dalla Prussia tra gli anni Cinquanta e Sessanta dell’Ottocento, condusse inevitabilmente al declino e poi al crollo del regime bonapartista. La battaglia di Sedan dimostrò la clamorosa impreparazione militare dell’esercito di Napoleone III e, dall’altra parte, l’imponente forza della Prussia del cancelliere von Bismark, che poteva contare su una tecnologia bellica per quei tempi devastante.

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